Verso una piena inclusione delle persone con disabilità
#disabilità Contributi, proposte e best practices per la piena inclusione delle persone con disabilità
Fase 3 – Conferenza nazionale e relazione conclusiva trasmessa al Parlamento
13/12/2021 - 13/03/2022
Fasi del processo
Sport e disabilità visiva: uno strumento per la crescita individuale
Lo sport è uno strumento fondamentale per la crescita dell'individuo sotto il profilo caratteriale, emotivo e valoriale. In presenza di una disabilità visiva l'attività motoria assume un ruolo centrale anche nello sviluppo di competenze propriocettive, di costruzione dello spazio intorno a sé e di gestione del proprio corpo in un movimento. Per questo motivo è fondamentale che l'approccio con la pratica sportiva sia precoce, in modo da sfruttare al massimo le fasi sensibili dello sviluppo.
In Italia l'approccio a tale disabilità è esclusivamente di natura sanitaria e questo aspetto, se da un parte è molto utile perché permette di sviluppare competenze specifiche, rischia di privare il soggetto non vedente di dinamiche altrettanto importanti per una crescita armonica.
Per esempio il rapporto tra pari è ampiamente esplorato nell'attività sportiva, individuale o di squadra, mentre in un percorso riabilitativo il setting è sempre 1:1, bambino e terapista.
Il beneficio della pratica sportiva è di grande aiuto anche per i genitori che affiancano alla frequentazione di ospedali e centri riabilitativi quella di impianti sportivi, più consona alla quotidianità di un genitore di un bimbo piccolo.
La proposta assistenziale occupa inoltre molto tempo nel day by day delle famiglie portandole quindi troppo spesso a rinunciare a dedicare ulteriore spazio alla pratica sportiva.
Per la nostra esperienza ci troviamo inoltre di fronte a neuropsichiatri infantili che addirittura sconsigliano di fare sport ai propri pazienti per lasciare posto alle terapie. Questa considerazione ci porta a pensare che sia fondamentale informare il personale sanitario sulle possibilità che lo sport offre per chi ha una disabilità, sia in ambito accademico che durante il percorso professionale. Risulta inoltre necessario incrementare i progetti di ricerca che misurino inequivocabilmente l'impatto positivo a lungo termine che lo sport ha sulle persone con disabilità visiva e, in realtà, per tutti.
In Italia l'approccio a tale disabilità è esclusivamente di natura sanitaria e questo aspetto, se da un parte è molto utile perché permette di sviluppare competenze specifiche, rischia di privare il soggetto non vedente di dinamiche altrettanto importanti per una crescita armonica.
Per esempio il rapporto tra pari è ampiamente esplorato nell'attività sportiva, individuale o di squadra, mentre in un percorso riabilitativo il setting è sempre 1:1, bambino e terapista.
Il beneficio della pratica sportiva è di grande aiuto anche per i genitori che affiancano alla frequentazione di ospedali e centri riabilitativi quella di impianti sportivi, più consona alla quotidianità di un genitore di un bimbo piccolo.
La proposta assistenziale occupa inoltre molto tempo nel day by day delle famiglie portandole quindi troppo spesso a rinunciare a dedicare ulteriore spazio alla pratica sportiva.
Per la nostra esperienza ci troviamo inoltre di fronte a neuropsichiatri infantili che addirittura sconsigliano di fare sport ai propri pazienti per lasciare posto alle terapie. Questa considerazione ci porta a pensare che sia fondamentale informare il personale sanitario sulle possibilità che lo sport offre per chi ha una disabilità, sia in ambito accademico che durante il percorso professionale. Risulta inoltre necessario incrementare i progetti di ricerca che misurino inequivocabilmente l'impatto positivo a lungo termine che lo sport ha sulle persone con disabilità visiva e, in realtà, per tutti.
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